La guerra imperialista in Ucraina I – «Spietati capricci»
Il Financial Times ha condotto un’inchiesta – sulla base di documenti riservati delle autorità ucraine e degli organi giudiziari, di testimonianze di operatori del settore – al termine della quale ha concluso che «l’Ucraina è stata abbandonata agli spietati capricci del mercato internazionale degli armamenti» (16 maggio).
L’affresco tratteggiato dalla testata della City londinese è un trionfo del capitalismo reale: giri d’affari per centinaia di milioni di dollari, intermediari e faccendieri, agenzie ucraine che denunciano frodi e forniture mai arrivate, aziende del settore che accusano le autorità ucraine di corruzione, reti opache che si attivano per consentire a Kiev di stringere accordi con produttori e fornitori appartenenti a Paesi ufficialmente vicini alla Russia, politici ucraini che si combattono intorno alla polpa di ingenti flussi di denaro, mentre sullo sfondo campeggia il clamoroso incremento dei prezzi degli armamenti legato alla più grande corsa al riarmo in Europa dalla seconda guerra mondiale.
In mezzo a tutto questo risulta francamente difficile da commentare la “scoperta” effettuata da Oleksiy Reznikov, ministro della Difesa ucraino fino al settembre 2023, quando è stato allontanato dall’incarico a seguito di una vicenda di forniture di cibo e indumenti per i soldati a prezzi gonfiati e di moltiplicazione di intermediari in un accordo per la fornitura di munizioni: «I venditori di armi sono mercanti di morte. Sono totalmente pragmatici e cinici. Non hanno alcuna concezione di giustizia».
Da parte nostra, non riusciamo a smettere di sorprenderci di fronte alla sorpresa di chi ha creduto che la guerra in Ucraina fosse qualcosa di diverso, di estraneo, di superiore alle logiche, alle dinamiche, agli interessi del capitalismo. Che fosse un conflitto basato su ragioni ideali capaci di travalicare e marginalizzare i connotati, i criteri e le prassi delle borghesie che nei fatti lo hanno innescato e che lo conducono. Che potesse prescindere dalla dimensione imperialistica globale di cui è pienamente parte.
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