LORO E NOI - 28/05/2025
 
La guerra imperialista in Ucraina II – Il «tipico volontario»

Mentre la celebrazione della difesa della patria, del diritto internazionale, dell’Occidente democratico, non impedisce alla borghesia ucraina, alla sua classe politica e ai suoi partner internazionali di sguazzare in opachi ma assai redditizi giri di affari in forniture militari, sull’altro versante del conflitto la borghesia russa e i suoi poteri si adoperano per rimpinguare le scorte di carne da cannone con combattenti dall’inusuale appartenenza generazionale. I dati sui caduti nel corso della guerra raccolti da organi di informazione come la testata russa di opposizione Mediaziona e la sezione russa della BBC delineano un mutamento del profilo del soldato russo. All’inizio, le operazioni di invasione sono state affidate a truppe regolari, comprese formazioni di élite. Dopo la chiamata alle armi di circa 300mila riservisti nell’autunno 2022, questi coscritti hanno cominciato a figurare sempre più tra i morti. All’inizio del 2023 sono i detenuti reclutati nelle prigioni e i combattenti delle compagnie militari private a costituire il grosso dei caduti. Nel terzo anno di guerra la composizione delle truppe russe si è spostata sempre più verso i soldati a contratto. Un numero crescente di loro è formato da cinquantenni, sessantenni e persino settantenni. Nonostante il loro impiego in prima linea comporti prevedibilmente un elevato tasso di mortalità, la promessa di paghe e ricompense elevate rispetto ai livelli salariali e alle condizioni di vita delle masse popolari della Federazione russa può risultare determinante. Il sociologo Kirill Rogov ha tracciato un ritratto del «tipico volontario»: «Questo denaro verrà quindi usato per per comprare un appartamento al figlio, che si è appena sposato... e poi c’è l’altro figlio, che deve andare all’università» (Financial Times, 26 febbraio).
Finire in trincea, sotto il fuoco, quando si dovrebbe spendere il meglio delle proprie giornate a trasmettere a figli, nipoti, alle nuove generazioni le proprie esperienze, le proprie conoscenze, ad aiutarli nel difficile cammino della vita, nella costruzione di un’esistenza collettiva più giusta, più civile. Morire e ammazzare per fare in modo che i propri figli possano sperare di sfuggire un po’ di più allo sfruttamento, alla precarietà, alle disperazioni della società capitalistica.
Questa dovrebbe essere – per i sostenitori dello zarismo “benevolo”, per i supporter della presunta vocazione antimperialista della borghesia russa e del suo Stato – l’alternativa, l’antitesi sociale allo schieramento imperialista di cui è parte l’Ucraina.