LORO E NOI - 29/07/2025
 
Le mani sulla città

L’inchiesta di Milano, l’ennesima procedura giudiziaria che colpisce la politica italiana, ha fornito agli organi di informazione nazionali l’occasione di analizzare i cambiamenti conosciuti negli ultimi anni da quella che è considerata la capitale economica del Paese.
Milano è descritta come una città dai due volti, capace di attrarre massicciamente, in virtù di trattamenti fiscali di favore e di bassi oneri di urbanizzazione, investimenti e capitali, ma in cui al contempo aumentano diseguaglianze, disagi, esclusioni sociali. Diventata, negli ultimi anni, sempre più, una metropoli dal profilo europeo, con cinque linee della metropolitana che collegano le varie zone e i comuni vicini, con otto università che accolgono oltre duecentomila studenti, il 15% della popolazione cittadina, con torri di vetro, grattaceli, palazzi di pregio che decorano i quartieri più agiati. Il Corriere della Sera («I due volti di Milano», 17 luglio, «Le tasse ai minimi per i milionari, case a prezzi record», 22 luglio) riporta che tra il 2014 e il 2018 la città ha attirato 15 miliardi di euro in investimenti immobiliari internazionali, più di qualsiasi altra città europea, potendo contare su un trattamento fiscale estremamente vantaggioso, una flat tax che, per chi trasferisce la residenza fiscale in Italia, permette di vedere tassare i redditi prodotti all’estero, qualunque sia il loro ammontare, con una cedolare secca di 200mila euro l’anno che, sino a non molto tempo fa, era di appena 100mila euro. Un trattamento tributario estremamente favorevole, introdotto dal governo Renzi e confermato da tutti gli esecutivi successivi. Quando si è trasferito alla Juventus nel 2018, Cristiano Ronaldo aveva un centinaio di milioni di redditi esteri grazie alle sponsorizzazioni. «Avrebbe dovuto lasciare all’erario italiano più di 43 milioni (o una quindicina di milioni nei regimi più favorevoli d’Europa). Invece se l’è cavata con 100mila euro, un’aliquota effettiva dello 0,1%. Non solo questo: lo stesso sistema esenta i neo-residenti da qualunque tassa su donazioni e successioni, dal prelievo fisso di 0,2% sugli investimenti esteri di portafoglio e dall’1% sugli investimenti esteri in immobili». Per chi detiene milioni, significa la possibilità di utilizzare un regime fiscale quasi azzerato. «E il vantaggio si allunga: basta comprare un immobile in Italia e il beneficio fiscale si estende da 5 a 10 anni. Il risultato? Una pioggia di capitali che si riversa sul mercato immobiliare», soprattutto in una città commercialmente e finanziariamente ambita come Milano.
Una pioggia di capitali che ha ridefinito la struttura edilizia della città allargando drammaticamente i divari sociali. Interi quartieri sono diventati esclusivi di una platea di soggetti internazionali e benestanti, con prezzi immobiliari saliti alle stelle che escludono fasce popolari impossibilitate a reggere l’aumento vertiginoso dei costi abitativi. Negli ultimi dieci anni, i prezzi delle case sono aumentati del 40%, nella zona del quadrilatero della moda i prezzi sono saliti del 54% fino a un valore a metro quadro, 39mila euro, sette volte più grande di quello medio degli immobili a Milano e diciotto volte quello medio del Paese. Gli affitti sono aumentati del 43%, mentre il potere d’acquisto è salito appena del 5%. Fasce consistenti di lavoratori salariati faticano a vivere nella principale città del capitalismo italiano, nella città in cui la divisione in classi appare più evidente che altrove, nella città simbolo di un Paese che tratta con i guanti i ricchi e che ai proletari fornisce, sempre più, insicurezza, precarietà, salari inadeguati al costo crescente della vita.