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Il risultato di un’infausta equazione
Amazon si appresta a battere un nuovo record, per noi barbaro ma per loro assolutamente lusinghiero, ovvero “il più grande licenziamento collettivo della storia”.
La versione online de L’Espresso del 28 ottobre riporta la notizia secondo cui Amazon starebbe per licenziare qualcosa come 30 mila suoi dipendenti diretti: «In fondo, lo stesso Ceo di Amazon, Andy Jassy, parla da tempo della possibilità che migliaia di impiegati possano venire sostituiti da un “competitor” più economico (e per certi aspetti più efficiente): l’intelligenza artificiale».
Amazon avrebbe pubblicizzato la notizia dando “la colpa” dei licenziamenti all’introduzione, nel suo sistema produttivo, dell’intelligenza artificiale, settore in cui la stessa Amazon ha investito miliardi di dollari.
Secondo Cory Efram Doctorow, blogger, giornalista e autore di fantascienza canadese-britannico, in realtà i licenziamenti di Amazon non sarebbero da attribuire alle performance delle nuove tecnologie legate all’intelligenza artificiale, rivelatesi al dunque sotto le aspettative dei finanziatori. Amazon starebbe quindi utilizzando tali licenziamenti, probabilmente dovuti a delle negative dinamiche di mercato, per pubblicizzare la sua tecnologia di intelligenza artificiale, giustificando in tal modo i propri ingenti investimenti nel settore: “l’IA funziona, e perché funziona? Perché licenzio il personale in esubero”.
In qualsiasi caso, a farne le spese sono i salariati. Sia che l’IA risulti effettivamente capace di far aumentare la produttività del lavoro in determinati processi aziendali, sia che risulti per contro non così performante, a farne le spese sono comunque i lavoratori: espulsi dal processo produttivo in quanto sostituiti dalle nuove tecnologie, oppure espulsi per far rientrare dei costi l’azienda di turno.
È la solita vecchia storia. La borghesia scarica sulle spalle del proletariato le proprie contraddizioni, giustificandosi alla bisogna con l’unico intento di valorizzare il capitale.
Potranno anche mutare i termini dell’infausta equazione, ma il risultato è sempre lo stesso. Per farlo cambiare, è essenziale aggiungere una fondamentale variabile: la lotta di classe dei lavoratori.
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