LORO E NOI - 28/11/2025
 
La falsa illusione delle pari opportunità

Il sistema capitalistico spesso si autodescrive come capace di garantire equità, di fornire adeguate condizioni di ascesa sociale, di valorizzare il merito, la preparazione, le capacità del singolo.
La realtà delle società contemporanee invece, anche nei Paesi considerati più sviluppati, si caratterizza, sempre più, per elevati livelli di diseguaglianza che producono disparità in termini di istruzione, possibilità, opportunità. La Neue Zürcher Zeitung (da Internazionale, «L’ascensore sociale si è rotto», 21 novembre 2025), riporta come anche in Germania sono sempre meno le persone che riescono a risalire la scala sociale e a emanciparsi dalle condizioni familiari di appartenenza. Se non si nasce in una famiglia ricca, le possibilità di migliorare le proprie condizioni di vita diminuiscono drasticamente, e il futuro dei figli dipende in maniera determinante dal reddito dei genitori. In una realtà che vede ridursi le possibilità di emancipazione, più che l’impegno, il talento, il merito, conta, in forme crescenti, l’appartenenza familiare.
Secondo uno studio dell’istituto di ricerca economica Ifo, che ha analizzato i dati di chi è nato intorno agli anni Ottanta confrontandoli con quelli dei genitori, la mobilità sociale in Germania ha subito un crollo e, nel giro di una generazione, l’influenza del reddito familiare sul successo professionale dei figli è raddoppiata. «Oggi le probabilità di migliorare la propria condizione sono le stesse degli Stati Uniti, spiega Andreas Peichl, economista dell’Ifo. Quello del lavapiatti che diventa milionario è solo un sogno».
Il problema travalica i confini tedeschi, riguarda la società capitalistica nel suo complesso, tocca la natura stessa di un ordinamento sociale dominato dal capitale, dal profitto, dallo sfruttamento. Nella società divisa in classi l’idea delle pari opportunità è un’illusoria speranza, le disuguaglianze non derivano dal merito individuale ma dal fatto che una classe, la borghesia, ha il diritto di appropriarsi del plusvalore generato da un’altra classe, il proletariato, e questo sfruttamento strutturale è la base delle disuguaglianze economiche, di una condizione generale che vede la maggior parte della popolazione mondiale vivere condizioni di marginalità, di esclusione, di povertà che tendono a reiterarsi. I figli dei ricchi rimangono ricchi, mentre i figli della classe lavoratrice restano generalmente intrappolati in una rete di sfruttamento, precarietà, insicurezza, indipendentemente dalle loro capacità, dal loro potenziale, dal loro merito.
Per eliminare le disuguaglianze non c’è altra via che abbattere il sistema che le genera.