LORO E NOI - 25/06/2021
 
Ci vuole un bel coraggio

Quando in genere si fa riferimento all’espressione “avere un bel coraggio” non ci si riferisce in realtà al coraggio vero: bisogna avere un bel coraggio per dire così, per comportarsi cosà, per avanzare determinate insinuazioni, per accampare determinate giustificazioni, per negare verità incontrovertibili, per commettere atti in clamoroso spregio dei più elementari codici morali etc. etc. Non è coraggio, quindi, ma impudenza, sfacciataggine, protervia, spesso basate su una condizione di forza o di impunità.
Difficile non chiamare in causa questo tipo di “coraggio” rilevando a chi La Stampa del 19 giugno ha affidato in prima pagina il commento dell’uccisione del militante del Si Cobas Adil Belakhdim, travolto da un camion mentre partecipava ad una mobilitazione in difesa dei diritti dei lavoratori: l’ex ministro Elsa Fornero.
Preferiamo non commentare il contenuto dell’articolo dell’accademica e politica che ha legato il suo nome al fenomeno degli esodati, divenuta celebre per aver infoltito ulteriormente la schiera dei riformatori della legislazione sul lavoro nella direzione del rafforzamento della parte padronale e capace, en passant, di bucare lo schermo bacchettando i giovani troppo schizzinosi (choosy) di fronte al mercato del lavoro.
Ci vuole un bel coraggio, ancora una volta, per scrivere roba del genere dopo aver fatto quel che si è fatto e sotto la foto del sindacalista ammazzato.
Ci sia consentita però una richiesta: si astenga almeno, esimia professoressa, dal pontificare sul come dare «un senso» alla morte del compagno Adil Belakhdim.
Il senso della propria vita, del proprio impegno e del proprio sacrificio se l’è dato da sé, da lavoratore cosciente, senza aspettare istruzioni dall’alto.
Se lo sono dati e se lo danno ogni giorno i suoi compagni e compagne di lotta. Una lotta contro lo sfruttamento capitalistico, contro la mercificazione sistematica dell’essere umano, una lotta che richiede coraggio, coraggio vero. Non certo il “coraggio” del capitale, dei suoi scribacchini, dei suoi politicanti, dei suoi professori.