Tutto sulle solite spalle
Tra il 6 e il 9 giugno la situazione in California si era fatta particolarmente delicata. In quei giorni, l’agenzia federale Immigration and Customs Enforcement (ICE), incaricata, sulla carta, di far rispettare le leggi sull’immigrazione e contrastare la criminalità internazionale negli Stati Uniti, ha svolto una serie di operazioni coordinate che hanno portato all’arresto di circa 118 persone prive di documenti regolari. La maggior parte lavoratori.
A seguito delle proteste nate come rivolta nei confronti di tali arresti, l’Amministrazione Trump ha risposto con la mobilitazione della Guardia Nazionale e dei marines.
Su Internazionale del 13 giugno si riporta un’intervista a Josue, 45 anni, originario del Guatemala. Quando gli agenti hanno preso d’assalto un luogo frequentato da migranti senza documenti in cerca di lavoro, Josue è scappato, sfuggendo agli arresti. Josue è un lavoratore relativamente stabile: «I pochi soldi che guadagna lavorando nei cantieri edili, dipingendo finestre e pulendo cortili servono a pagare gli avvocati che hanno presentato la richiesta d’asilo per la famiglia».
Non solo il nostro proletario rischia il carcere e di essere deportato mentre cerca il solito lavoro sottopagato giornaliero, ma quel poco che guadagna gli viene succhiato da vampireschi avvocati nel tentativo di regolarizzare la propria situazione per sé e la propria famiglia.
Tutto il peso delle contraddizioni dell’imperialismo americano, il primo imperialismo del mondo, ricadono sempre sulle solite curve spalle. Ma, se sapranno al dunque emanciparsi individuando qual è il loro vero nemico, saranno proprio tali sfruttate e oppresse spalle a dare la degna spallata a questa barbara e ignominiosa società.
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