La stessa cosa
«Lavoratori e impresa sono la stessa cosa».
Così parlò il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, rivolgendosi ai vertici dei sindacati confederali, nel corso dell’ennesimo «dialogo costruttivo» (Il Sole 24 Ore, 18 settembre).
Al termine dell’articolo in cui ha dato conto delle iniziative e delle esternazioni più recenti del proprio presidente, il quotidiano di Confindustria ha voluto anche soffermarsi brevemente sulla «vicenda di Prato», offrendone un peculiare riassunto: «dei datori di lavoro si sarebbero scontrati con degli operai che stavano protestando». Condizionale d’obbligo e un paritario, reciproco “scontrarsi”.
Invece i video pubblicati sui siti dei maggiori giornali italiani (Corriere della Sera, La Stampa, la Repubblica etc.) mostrano un gruppetto di individui che si avventano sui lavoratori in sciopero e la titolare dell’azienda che abbatte persino il gazebo installato dagli scioperanti.
Si vede che per i padroni impresa e lavoratori sono diventati a tal punto «la stessa cosa» da non riuscire più a distinguere aggrediti e aggressori, picchiatori e picchiati, chi esercita la propria violenza di oppressore e chi rivendica i propri diritti di lavoratore ed essere umano.
Per i vertici di Confindustria impresa e lavoratori non sono certo la «stessa cosa» quando si tratta di spartire gli utili ma lo possono evidentemente diventare, fino a rendere indistinguibili colpe e responsabilità, quando a picchiare sono i padroni.
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