LORO E NOI - 26/09/2025
 
La giungla e i suoi animali

Il marito della titolare della stireria di Montemurlo (Prato), ripresa mentre partecipava con altri individui all’aggressione dei lavoratori in sciopero, ha voluto offrire la propria versione dei fatti al quotidiano La Nazione (edizione online, 18 settembre).
La descrizione dell’episodio da parte del giornale non lascia dubbi: «un pestaggio», un’azione violenta condotta «senza alcun riguardo verso i diritti dei lavoratori».
Ancora più netto il giudizio della Procura di Prato (e stiamo parlando della giustizia borghese…), riportato sempre sul sito de La Nazione: «L’aggressione si inserisce in una serie preoccupante di atti di violenza compiuti nel territorio del circondario pratese nei confronti dei lavoratori».
Ma il marito della titolare preferisce spostare l’attenzione dal momento in cui «è stata persa la calma» (chi l’ha persa? tutti insieme, aggressori e aggrediti, nello stesso istante? Non è chiaro… si vede che anche lui, nel suo piccolo, soffre degli stessi i problemi di vista dei vertici di Confindustria, per cui impresa e lavoratori sono «la stessa cosa»).
I cardini del ragionamento sono a loro modo chiari:
- «Da quando li abbiamo assunti regolarmente la produzione è crollata: ogni giorno c’è chi si assenta». Nulla di sorprendente: è più facile imporre ritmi e condizioni di lavoro ad un lavoratore assunto irregolarmente e più ricattabile. Assumere «regolarmente» può essere fastidioso. I diritti dei lavoratori possono essere d’intralcio alla produzione.
- Il mercato, la concorrenza, i rapporti di forza tra soggetti economici impongono sulla stireria della moglie una pressione spietata: «Un cappotto stirato viene pagato 1,80 euro, prezzi che lasciano poco margine».
- E infine un rapido ma efficace ritratto dal vero della realtà della produzione e del libero mercato: «Per restare competitivi è una giungla. Se non si lavora si resiste ancora meno».
A parte il fatto che, ogniqualvolta ci tocca sentire queste lagne su quanto sia difficile e penoso essere imprenditori, non possiamo che interrogarci su quali elevatissime motivazioni ideali possano spingere esseri razionali ad assumere tale ingrato ruolo, lasciando ad altri l’evidentemente ben più gradevole e serena condizione di lavoratore dipendente. A parte il fatto che viene da chiedersi perché mai l’imperscrutabile “dio mercato”, invocato ogniqualvolta si tratta di giustificare misure che vanno a discapito dei lavoratori e propiziato con “sacrifici” che è solo la nostra classe a dover pagare, con salari da fame e condizioni da galera, dovrebbe mostrare un volto benevolo con chi non è in grado di reggere la concorrenza borghese. A parte tutto ciò, le “verità” padronali ci confermano ancora una volta una grande verità che il marxismo ha profondamente compreso e spiegato: il capitalismo abbrutisce l’essere umano, capitalisti compresi; il capitalismo fa male al genere umano.
L’unico modo per rimanere essere umani, per non diventare prede e predatori nella «giungla» del capitalismo, è lottare contro di esso.